La libreria dei gatti neri è la recensioneInfiore protagonista di febbraio.
Prima di dirvi come la penso su La libreria dei gatti neri di Piergiorgio Pulixi, devo confessarvi un segreto: nonostante avessi già sentito (stra)parlare di questo autore, non avevo mai letto niente di suo. Calma e sangue freddo, cari giallisti, non iniziate a dirmene di tutti i colori. Lo so lo so, a cosa state pensando…
Ma come?! Non hai mai letto niente di Pulixi? Sacriliegio!
Avete ragione, qualcosa me l’ero perso: Pulixi è uno scrittore che merita di essere letto. Meglio tardi che mai, no? C’è sempre tempo per scoprire nuove letture…
E a proposito di scoperte, siete curiosi di sapere quante margherite ho deciso di assegnare a La libreria dei gatti neri?
Lo saprete, come sempre, a fine post. Oggi vorrei coniugare al passato, e magari, sfatare il famoso mito dei petali delle margherite (avete presente, no? «m’ama non m’ama»), con: ho amato o non ho amato La libreria dei gatti neri? Che cosa ho amato e che cosa non ho amato di questo giallo super classico(ne)? Sarò stata indulgente o severa (q.b.)?
Read me, e vi rivelerò cose che nessuno… Va be’, torniamo seri, quando si parla di libri è doveroso esserlo. Ah, dimenticavo: zero spoiler, potete mettervi comodi e leggere senza paura.
Recensione a La Libreiria dei gatti neri (Ed.Marsilio) a cura di Marina Atzori
Dopo qualche sbirciatina sul web ho scoperto che La libreria dei gatti neri sta facendo discutere i lectores aficionados di Pulixi
Il casus belli, pare sia scaturito dal fatto che il libro strizzi troppo l’occhio alla bibliografia giallo-(super)classica. Sembra che Pulixi finora abbia espresso un’anima noir (come il carbone del Sulcis), e che con il tempo sia diventata il suo marchio di fabbrica. Si parla molto, per esempio, del suo L’Isola delle anime, con cui ha vinto, nel 2019, il prestigioso Premio Scerbanenco (Noir in Festival, Premio in memoria di Giorgio Scerbanenco, padre del giallo italiano). Non so se questi paragoni abbiano o meno un senso, ma io credo, avendo letto La libreria dei gatti neri, che l’intento dell’autore sardo sia proprio di scostarsi leggermente dal noir puro, ripercorrendo la magia di quei gialli che hanno fatto la storia grazie agli intramontabili veterani che tutti conosciamo. In prima linea, Edgar Allan Poe e Agatha Christie.
Pulixi fa parlare di sé, crea parecchie aspettative, e attira anche piccole critiche
Ma ci sta. Le critiche sono il sale della vita di uno scrittore dal successo ormai consolidato. Non si può piacere a tutti, e meno male da una parte, altrimenti bisognerebbe rivedere il concetto più essenziale e poetico di «talento», di unicità. Ed è proprio sull’unicità che Pulixi raccoglie i consensi e le buone opinioni, che in fondo, contano più delle critiche, diciamo la verità. Senz’altro, di talento, Pulixi ne ha da vendere, in tutti i sensi, dato che il suo libro sta raggiungendo brillanti risultati (è tra i primi 40 nella categoria “Gialli e Thriller” su Amazon). Se si pensa che è uscito da circa un mese… fate voi.
Pulixi è uno scrittore degno di nota e un buon comunicatore
Essere empatici e presenti sui social aiuta, perché lo sanno anche i muri: a un certo punto, è l’autore che vende mettendosi in gioco, facendosi conoscere in tutti i luoghi possibili: blog, librerie, eventi e chi più ne ha più ne metta. Perché, è inutile girarci attorno, non ci si affeziona solo alle storie dei libri che si scrivono, ma anche all’autore, durante le presentazioni, leggendo le interviste sui web magazine, e ai personaggi.
E, a proposito di personaggi… coMELApenso?
Marzio Montecristo, il protagonista de La libreria dei gatti neri, è un gancio (alla Mike Tyson, se vogliamo), un amo, una calamita, chiamatelo come volete, ma per favore, aggiungetegli «irresistibile». Il libraio è costretto a reinventarsi dopo aver subito un’ingiustizia pesante. Marzio fa fatica ad arrivare a fine mese, dorme in negozio e arranca persino coi sentimenti… conquistare la l’inarrivabile sovrintendente Dimase (peraltro già fidanzata!) è peggio della scalata dell’Annapurna (Himalaya, Nepal, 8091 m). Montecristo ce la farà a concludere qualcosa che non sia la soluzione di un’indagine intricata di omicidi seriali? Chissà.
Muta sto! (Non vi dico niente, neanche sotto tortura!)
Marzio Montecristo si rimette in gioco come può e come nessuno, allontanandosi, suo malgrado, dal concetto vita in te ci credo. Sì, perché fare il libraio gli piace, ma non è che se la cavi proprio benissimo.
Vende libri gialli, ed essendo l’anti-customer service per eccellenza, rischia di perdere i pochi avventori della sua libreria del Mistero. I clienti gli fanno girare i cosiddetti meglio di una di quelle trottole che (ahimè!) si trovano ancora dentro le uova di Pasqua. I clienti riescono a tirare fuori il peggio dal suo carattere, di partenza, non proprio amorevole.
Insomma, neanche a dirlo, nel cognome del protagonista si evince il destino di un uomo e della sua tormentata e minata esistenza. Marzio versa in una situazione economica al limite del prendi tutto e vai a vivere sotto un ponte, che fai prima. Ma non si perde d’animo, pur essendo il peggior nemico di se stesso. Non riuscire a realizzarsi a causa dei fantasmi del passato e nemmeno dopo qualche botta di fortuna inaspettata.
I punti di forza de La libreria dei gatti neri sono parecchi. Pulixi è un grande scrittore, sa come catturare l’attenzione del lettore. I colpi di scensa ti danno una serie di schiaffoni che non ti aspetti, un po’ come il maestrale d’inverno (e anche d’estate non scherza), in Sardegna. Tuttavia, ci sono un paio di aspetti che non mi hanno convinto del tutto (si parla di un 10%)
L’ironia di Pulixi è forte, fortissima, ma è soprattutto la logica che si cela dietro gli omicidi a fare di questo libro, un libro piacevole e indovinato nell’intento di tenerti francobollato fino all’ultima pagina. Capitoli brevi, scorrevolezza, copertina TOP. Tutto è al suo posto. Unico neo? Mi è mancato l’aspetto descrittivo sia dei luoghi sia dei personaggi. Ho fatto un bel po’ di fatica a immaginare gli spazi e soprattutto i protagonisti.
Ciononostante, la storia del libraio detective Marzio Montecristo (s)corre veloce sul lungomare del Poetto di Cagliari, meglio di Speedy Gonzales tra i cactus messicani, e come la polvere delle clessidre dello spietato assassino di cui dovrete scoprire l’identità (tanti auguri!). Detto tra noi, è nascosta meglio del teschio di cristallo di Indiana Jones. Ma non voglio scoraggiarvi.
Non credo di dire niente di nuovo, quando dico che La libreria dei gatti neri può accontentare tanti, tantissimi lettori, persino i più scettici, come la sottoscritta (che ha paura della sua ombra) e che non impazzisce per il genere
La butto lì: e se sotto sotto (ma nemmeno tanto) l’obiettivo di questo libro fosse proprio accaparrarsi un’ulteriore fetta di pubblico, quella a cui appartengo anch’io, non soltanto i fedelissimi del noir (come il carbone delle miniere di Masua). Se così fosse, credo che il progetto editoriale abbia colpito e affondato, e che Pulixi abbia fatto un gran bene ad avvicinarsi di più al giallo classiccheggiante, meno austero e identificativo del nero, ma pur sempre intrigante ed efficace all’ennesima potenza. Cosa posso ancora dire? Ce ne sarebbe, ma devo andare a buttare la pasta.
I personaggi de La libreria dei gatti neri che mi hanno convinto di più?
Be’, il poliziotto Caruso, romanaccio doc (spacca di brutto), e lui, Marzio Montecristo (scontato? mica detto), anche se (altra piccola criticuccia) non mi ha convinta al 100% (sempre al 90%, eh?!). Mi sarebbe piaciuto entrare di più nel suo mondo, ma non ci sono riuscita.
La libreria dei gatti neri è scritto bene e semplice
Lo stile di Pulixi è lineare e semplice, dove semplice non vuol dire banale, attenzione. Semplice è un gran pregio, significa che chiunque può leggerlo, e rimanere coinvolto dal filo narrativo. Ne La libreria dei gatti neri ci sono quasi tutti gli ingredienti per la ricetta perfetta (persino un personaggio col mio cognome): il libraio irascibile, i gatti (Miss Marple e Poirot), compagni e testimonial inseparabili del calduccio accogliente della Libreria del Mistero sita nel centro di una delle città più belle d’Italia, Cagliari (un peccato averla descritta così poco!).
Poi ci sono le vittime, la disumanità che a sorpresa può tramutarsi in umanità. C’è l’assassino difficile da stanare e la polizia che collabora con un gruppo di lettori giallisti-segugio che si riveleranno preziosi nello scioglimento del bandolo della matassa. Vi sembra poco?
Potrebbe bastare e avanzare perché dopo anni di libri ben voluti dal pubblico, l’aspetto più difficile è senz’altro cercare di mantenere e ampliare questo affetto incondizionato. Bravo, Pierpaolo Pulixi, adesso hai una lettrice (ex-scettica) in più. Valgo o non valgo doppio, visto che non me l’aspettavo (per niente!)?
Il punteggioFiore di Verba Spinosa a La libreria dei gatti neri
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