Instagrammabili si diventa, poche storie(s). Ma quanta fatica per arrivare sull’Olimpo dei social network! Già, Instagram è il social-Top, insomma. È un dato di fatto, nonostante le aspre critiche ricevute da sociologi e psicologi, Instagram e marketing influencer continuano ad attirare utenti come il miele per le api. Comunque, è più forte di me. Avendo studiato un po᾿ di comunicazione, non so resistere alla tentazione di pormi con atteggiamento critico di fronte ai social e ai meccanismi che li riguardano. Nonostante sia la persona meno social del mondo ho deciso di parlare di quest’argomento con un pizzico di ottimismo e pochi pregiudizi. Vediamo se ci riesco.
Instagram nei testi delle canzoni, Instagram nella scrittura, nella musica, nella moda, nel cibo, nell’ambiente
E, udite udite, Instagram nella Poesia! Eppure di acqua sotto i ponti ne è passata da Ungaretti e Neruda. Ciononostante, aforismi e citazioni dei poeti continuano a essere tra i più attuali e più cliccati sui canali social. Tuttavia, non sono solo loro, i poeti del passato, del presente e del futuro a dovere a Instagram quel tanto di visibilità in più (che non guasta).
Il social dellʼimmagine più ʻhashtaggatoʼ del momento è sulla breccia dell᾿onda
Chi tende a non considerare questo fenomeno sociale rimane tagliato fuori dai giochi del web. Perciò, blog, web magazine e giornali non perdono tempo per cogliere l᾿occasione di scrivere, postare e lanciare tag alternativi, uno più efficace dell᾿altro. Niente di strano. Views e likes oramai sono premi ambiti, più di quelli della lotteria di Capodanno.
Instantpoets, i nuovi poeti arrivano dai social network, La poesia rinasce su Instagram, La poesia conquista Instagram
Avete appena letto alcuni dei titoli che ho ripescato dai blog di colleghi web writer. Il rapporto simbiotico tra Instagram e poesia sta prendendo piede come non era mai successo prima dʼora. Il messaggio di qualunque argomento si tratti, è sempre lo stesso: il successo di Instagram sta superando le aspettative dei più scettici.
Facciamo un attimo il punto della situazione. Parecchi settori, editoria compresa, si stanno riprendendo proprio grazie a Instagram?
Non sono troppo convinta. Forse ho bisogno di un influencer per cambiare idea in proposito, ma di questo parleremo dopo. Sta di fatto che il social più popolare e attivo del momento potrebbe diventare una potenziale risorsa lavorativa per le persone che le hanno provate tutte e che sono stanche di mandare curriculum (a vuoto) alle agenzie interinali. Non è più come una volta, che potevamo giocarcela in sede di colloquio. Adesso siamo libri aperti ‒ grazie o per colpa ‒ dipende dai punti di vista, dei profili social.
Parliamo di libri
Pare che si vendano di più grazie a Instagram. Parliamo di autori. Pare che si espongano di più con i lettori, sempre grazie a Instagram e al fatto che sia un social completamente mobile. Geniale no? Anche qui, lasciatemelo dire: dipende dai punti di vista.
Lo smartphone è sempre a portata di mano, preferibilmente con il pollice pronto a filmare o a immortalare qualsiasi cosa. Peggio dei cowboy con la mano sulla rivoltella. Quante volte mentre stiamo scrivendo un messaggio su WhatsApp, ci compare la notifica con il simbolo della macchina fotografica et voilà! Finiamo nella rete, o meglio ancora in rete! Tempo un secondo, tendina giù e sbirciatina con tanto di scroll sul resto.
“Chiedimi se sono felice” (di Instagram che sta spopolando) sarebbe una frase per niente affatto scontata in questo post
Facciamo finta che qualcuno di voi me lo abbia chiesto (se sono felice) e che io abbia risposto: «Sì! Sono felice che persino i libri e “lʼambaradan” editoriale (librerie, recensioni, interviste, segnalazioni, etc.) stiano risalendo la china grazie al social che rappresenta per eccellenza la liaison inscindibile tra immagine e comunicazione. Sì, sono felice, soprattutto per la Poesia e per i book blogger che stanno spaccando di brutto con le visualizzazioni.».
Tutto ciò è confortante, ma con la felicità bisogna andarci piano…
Già! Perché si sa, la felicità va e viene in un lampo!
Anzi, come dice Tommaso Paradiso: “Ma quanto è putxxxa questa felicità che dura un minuto ma che botta ci dà”.
La comunicazione invece resta in qualsiasi forma, perché è il mezzo più antico del mondo. Instagram altro non è che un modo per comunicare, in fondo, moderno e discutibile, ma è pur sempre un modo. Da bruco è diventato farfalla e ha imparato a volare grazie agli influencer, proprio mentre Facebook stava precipitando grazie a qualche scivolone di troppo.
A proposito di influencer
Parliamone di questa figura francobollata a stories e hashtag che, ridendo e scherzando è diventato un lavoro, anzi “Il Lavoro” più ambito e imitato del Nuovo Millennio.
Certo, le foto (se fatte come si deve) piacciono, ma il segreto non è solo sfoderare scatti che evochino sensazioni comuni a una cerchia. Le fotografie ʻinstagrammabili᾿ custodiscono istanti, ricordi, oggetti, sentimenti, volti, luoghi, ma da sole non bastano. A favorire lʼengagement, ossia lʼidea che aggancia e raccoglie consensi, sono anche le didascalie.
Poi, c᾿è una sorta di “retroscena”, relativo alla grafica e al linguaggio, che permette di entrare in sintonia, in accordo, in similitudine con gli altri
Visual design e style guide aiutano a essere riconoscibili, ok, ma non è solo questo. E, che piaccia o no, le persone che influenzano il nostro modo di vivere sono sempre più presenti nel nostro quotidiano. Anche se si fa un gran fatica ad ammetterlo, i followers sono seguaci che si accodano alla massa, al conformismo, il più delle volte senza rendersene conto.
Instagram è il riassunto del concetto: “Mi piaci perché sei come me e se mi piaci è perché sei d᾿accordo con me”
Quel prodotto piace a tutti, allora non può non piacermi. Quel personaggio è tanto amato dalla gente e allora non posso non amarlo anchʼio. Questo si chiama cedere al potere di persuasione di qualcuno che ricalca le nostre opinioni. Attraverso post e commenti che aggiungono o tolgono qualcosa ‒ dipende sempre dai punti di vista ‒ al nostro modo di pensare, siamo raggiunti in men che non si dica dai consigli per gli acquisti.
Insomma, la realtà virtuale è entrata a pieno titolo nei nostri cellulari e si è sovrapposta come una brutta copia carbone al disegno della realtà “originale” di tutti i giorni. Anzi, la sta superando notevolmente e alla velocità della luce.
“Influencer”, “Follower” sono parole sulla bocca di tutti ormai
E quando si riesce a guadagnare qualcosa (in alcuni casi parecchio), influenzando e facendosi seguire si può parlare di marketing influencer.
Che cosʼè il marketing influencer?
Unʼindustria, a tutti gli effetti.
Un impero che ha raggiunto in tempi recenti un valore pari a 1.07 miliardi di dollari circa (scusate se è poca cosa!). La dote di influenzare (che poi dote non è, perché ci sono delle regole per diventare influencer) non appartiene a chiunque.
Influencer non si nasce ma si diventa sviluppando un᾿attitude (un atteggiamento)
Ispirare, condizionare è tanta roba! Tutto questo prevede un processo complesso che si studia nei minimi dettagli. Non basta avere opinioni simili e creare gruppi di conoscenti con un interesse comune dunque, anche se è pur sempre un punto di partenza.
Per parlare seriamente di marketing influencer ci vorrebbe più tempo che vita
Sì, la cosa è parecchio complessa. Bisognerebbe capire a fondo come funzionano la PNL (Programmazione Neuro Linguistica) e i passaggi del Multistep flow model, in cui si afferma che la maggior parte delle persone che si trova a compiere una scelta commerciale si lascia influenzare da dicerie e opinion leader. Dove, le dicerie sono le storie (stories) che si raccontano con lʼobiettivo di far sentire la gente molto simile e vicina al nostro modo di essere, vivere e comportarci (nella spesa, nella colazione, nei vestiti, etc.). Mentre gli opinion leader sono ʻopinionisti᾿ capaci di creare intorno a sé unʼarmonia interpersonale fatta di scambi e di dinamiche di gruppo (interazioni sociali) e quindi di trasmettere, nel frattempo, messaggi commerciali.
La comunicazione è sempre trasmissione di uno o più messaggi attraverso canali, immagini e video
Instagram, a questo proposito, può essere un canale adatto per la realizzazione e la creazione di relazioni. Ma non è tutto, su Instagram si può familiarizzare con i propri interlocutori; è possibile, in questo modo, far conoscere i servizi dei freelance, i libri scritti da autori emergenti e quelli pubblicati dagli editori, big e non.
Instagram può servire a realizzare uno spazio più personale nella giungla del web e a trarne qualche vantaggio economico, qualora intendiate ampliare le vedute sui libri di social media marketing e aprire il portafogli, eventualmente, per la sponsorizzazione delle vostre pagine.
A proposito di piccioli, unʼaltra domanda sorge spontanea: è facile raccogliere consensi senza (i piccioli) e farsi seguire fino a ottenere risultati concreti, tradotti in clienti o in lettori nel caso degli scrittori?
Non è facile (manco per niente!). Il contrario è tutto da dimostrare, potete credermi. Perché? Perché un autore o un musicista può considerarsi emerso quando ha raggiunto 2500 followers. In sostanza: dimmi quanti follower hai, e poi, solo poi, ne parliamo.
Problemino. Per sfiorare questi numeri non basta prendere frasi dʼeffetto e schiaffarle sulla vostra bacheca. Anche per i social ci vogliono metodo, strategia e denaro da investire.
Che cosa serve, allora, per provare a diventare “instagrammibili”, per attirare come il miele per le api i vostri seguaci?
Un poʼ di cose. Calma e gesso! Vi farò alcuni esempi, giusto per avere unʼidea.
- Tempo, impegno, costanza e denaro per un blog serio e aggiornato (tutti fattori che conosciamo a memoria, ma che se non ci sono, su Instagram e fuori da Instagram, non si batte chiodo).
- Parole chiave (le famose keyword da usare sul vostro blog, affinché i vostri articoli siano indicizzati da quello che io amo chiamare “Il Signore degli anelli del web”: Google!).
- Hashtag (“#” associati a parole popolari, indispensabili). Le vostre foto, i vostri pensieri, i vostri post devono contenerli nelle varie didascalie.
- Video spontanei nelle stories come se piovessero (qui una buona dose di narcisismo abbinata alla simpatia può fare la differenza).
- Link in “bio” (i link non si possono mettere su Instagram, salvo che non scarichiate unʼapplicazione. Aranzulla docet.). Escamotage: potete inserire il link nella sezione “biografia”. Naturalmente, se prenderete in considerazione questa possibilità, il link va sostituito ogni volta che postate qualcosa di nuovo.
- Foto da paura (abbinare i colori, scegliere il filtro fotoritocco giusto, no alle sfocature, alla bassa risoluzione). Fotografate people, f-o-t-o-g-r-a-f-a-t-e!
Plus Facoltativo ma (quasi) indispensabile
- Adottare un gatto o un cane (asso nella manica di tanti influencer). Un gatto contribuisce al raggiungimento di “K” followers. Chissà se senza l᾿aiuto degli amici a quattro zampe (in qualche caso) la “K” sarebbe arrivata! Mah… se fosse così facile!
Instagram è considerato il social delle storie abbinate alle immagini, quindi, raccontatene tante, ogni giorno di belle e se potete di interessanti.
Lo so che può sembrare difficilissimo, ma provate a essere voi stessi e non la brutta o bella copia di qualcun altro. Chissà, magari scrivendo la storie perfetta riuscirete a fare breccia sui follwers che stanno cercando proprio voi, perché sono uguali a voi.
Attenzione però: se volete che tutto questo avvenga con maggiore facilità, il vostro profilo dovrà essere pubblico (senza lucchetto), altrimenti la strada sarà tutta quanta in salita!
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