Francesco Muzzopappa ospite della rubrica IntervistAutore. Nato a Bari, scrittore e copywriter di successo, si racconta su Verba Spinosa.
Francesco Muzzopappa è nato a Bari ma vive a Milano. Di mestiere fa il copywriter e lo scrittore di successo, ormai si può dire
Sia “Heidi”, il suo quarto romanzo, uscito a giugno 2018, sia “Dente per dente”, uscito a giugno 2017 (entrambi Fazi Editore), sono stati apprezzati da un gran numero di lettori, compresa la sottoscritta.
A proposito, vi ricordate la mia recensione ad “Heidi”? Se vi è sfuggita, potete sempre andare a leggerla QUI.
Be’, se l’avete letta, è facile immaginare quanto mi renda felice avere ospite nella mia rubrica un autore come Francesco Muzzopappa. “Heidi” è stato una scoperta, un libro che ha saputo farmi ridere dalla prima allʼultima pagina, quando, proprio come Heidi, “ero triste laggiù in città”
E niente, oggi, invece: I’m very happy! Anzi, sapete cosa vi dico? Non vedo lʼora di condividere con voi questo momento di euforia.
Per una volta, i monti non sorrideranno soltanto ad Heidi!
Che lʼintervistAutore a Francesco Muzzopappa abbia inizio. Enjoy it people!
3,2,1… Via!
Benvenuto su Verba Spinosa, Francesco. È un (super) piacere per me averti qui.
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Nel tuo romanzo “Heidi”, il carattere di Chiara è una combinazione – ultra indovinata – di imperfezione e insicurezza. Paure e inibizioni chiudono la protagonista nel guscio dellʼansia. Questi aspetti in particolare, ma anche altri, hanno reso questo libro, un libro per tutti e vicino a tutti. Che cosa ti ha spinto a scegliere una figura femminile come personaggio principale del tuo romanzo?
Mi capita sempre più spesso di venire a contatto con persone amareggiate per la condizione lavorativa in cui inevitabilmente questi tempi colmi di ignoranza e ipermachisti, riducono il ruolo e le capacità femminili. Stipendi più bassi rispetto ai corrispettivi maschili, carichi più pesanti e conseguente (inevitabile) ghigliottina sull’ascesa sociale, sia in termini di carriera che di semplice riconoscimento. Pur spingendo l’acceleratore sull’ironia, il quadro che descrivo è parecchio realistico.
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Il tempo, le grane alla Videogramma (azienda in cui lavora Chiara), il traffico giocano a passarsi il testimone in tutta la storia. Che rapporto ha Francesco Muzzopappa, con il caos della città e con lʼorologio?
Per quel che mi riguarda i rapporti umani hanno un valore e il tempo libero è sacrosanto. I ritmi frenetici di Milano talvolta finiscono per fagocitare ogni cosa, disgregando il tessuto sociale e sfiancando le poche energie residue che, a fine giornata, dovrebbero essere dedicate magari a una passione, un hobby, o anche semplicemente agli affetti. Cerco come posso di allontanarmi dallo stereotipo, ma lavorando su più fronti è difficile comunque ricavarmi uno spazio in cui poter tirare il fiato.
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Per iniziare a scrivere bisogna essere…? E per smettere di scrivere, invece?
Per iniziare a scrivere bisogna essere degli ottimi lettori. Altrimenti anche un diario personale è più che sufficiente. Per smettere di scrivere bisogna comprare la Playstation.
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La satira ha il potere di colpire e di affondare. Tu colpisci la Tv del trash e affondi la lama nel difficile e controverso mondo del lavoro. Tutto questo accade, naturalmente, con un senso ironico eccezionale. Ti va di raccontarci le difficoltà che hai riscontrato finora, nella stesura dei tuoi testi?
L’umorismo è molto soggettivo: io posso ridere di un sottinteso, tu invece di un gioco di parole. Ciascuno ha una propria sensibilità e dei tempi di reazione molto personali in merito alle battute, che fungono solo da corollario a storie (le mie) che, non fossero narrate con toni ironici, sarebbero delle vere e proprie tragedie. Puoi immaginare cosa voglia dire quindi terminare un libro che si propone di essere umoristico e chiedersi se contenga uno spettro di sfumature il più ampio necessario da poter divertire molti e al contempo passare i messaggi che ci si proponeva di raccontare. Perché di questo si tratta: testi di narrativa base arricchiti da pennellate ironiche. E come accade per tutti i testi di narrativa base, ci sono personaggi a cui badare, uno stile da proporre, il filo sempre teso della tensione, dei climax e la continua volontà di tenere incollato il lettore alla pagina. Né più, né meno di questo.
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Non posso non approfittare di questʼoccasione per chiederti un consiglio (da autrice). Quando mi ricapita!
Leggi, moltissimo, più di quanto immagini. Solo dopo aver divorato tanto e aver trovato una voce tua, scrivi. Non è mai scontato che qualcuno ti legga e che trovi interessante quel che proponi. Ogni anno vengono pubblicati circa 70mila titoli, il mercato editoriale è in flessione da troppo tempo, tutti noi autori crediamo di essere interessanti, necessari e avere qualcosa di diverso da dire, ma le occasioni per emergere sono poche, pochissime, gli spazi sempre più ristretti, il popolo dei lettori si va assottigliando e i non lettori fanno giustamente altro perché i diversivi al mondo sono milioni. Se nonostante tutto questo hai ancora voglia di lottare, fallo a testa bassa, moltissima umiltà e non pensare di essere mai arrivata, anche quando potresti avere i numeri per crederlo. Mai.
Grazie Francesco, farò tesoro dei tuoi consigli! Alla prossima!
P.S. I LOVE NEBBIA!
©RIPRODUZIONE RISERVATA | 08 novembre 2018 (18:01
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