Grazie all’opera d’arte Chi no dd’acabu [Se non la smetto] dell’artista Luigi Lai è nata la mia lirica Attraverso paludi.
Vorrei, con questo post, rivelarvi che cosa rappresenta, per me la natura, quale ascendenza ha sempre avuto sui miei scritti.
Credo che l’arte possa, insieme alla condivisione, contribuire a sensibilizzare le persone sul tema più delicato e irrisolto del nostro secolo: la questione ambientale.
Il testo di Attraverso paludi, per l’appunto, è nato osservando quest’opera in particolare, che reputo significativa per tante buone ragioni
Per i messaggi profondi racchiusi in essa. Ogni colore è un invito a soffermarsi e soprattutto a reagire con una risposta.
Io l’ho fatto scrivendo Attraverso paludi
Non ho potuto farne a meno, perché la natura è sempre stata, ed è, una preziosa fonte d’ispirazione da quando scrivo.
La natura è ossigeno, è vita, è continuità, è evoluzione, nonostante ciò che sta accadendo.
Chi no dd’acabu non è “solo” un quadro ma uno specchio sul mondo che, se potesse avere il dono della voce parlerebbe di cose importanti che ci riguardano da vicino, fino a toccarci, a scuoterci dal torpore.
Dentro l’immagine coesitono concetti, quali realismo e contemporaneità.
Il fulcro di Attraverso paludi è ambivalente: da una parte le conseguenze dei Tempi Moderni in cui viviamo, dall’altra i colori della speranza in un cambiamento socio-culturale repentino, vale a dire, finché si è in tempo di agire, di fare qualcosa
Ma non è tutto, entrare nel cuore rappresentativo di Chi no dd’acabu mi ha permesso di raccogliere alcuni pensieri sparsi, o meglio, riflessioni ricalcate di un determinato momento storico: l’Oggi.
Un Oggi complesso, che racconta la fragilità insita nel genere umano
La Terra ci sta chiedendo aiuto, sta soffrendo e così pure gli esseri viventi, la cui esistenza è messa continuamente a rischio da deforestazione e bracconaggio.
Gli animali hanno dovuto allontanarsi dai loro habitat, adattarsi, loro malgrado, al progresso-regresso dell’uomo, in nome di un Oggi che somiglia sempre più a uno “ieri”, per i passi indietro fatti in questione di pathos nei confronti dell’ambiente.
Per questo ho cercato di comunicare attraverso la scrittura quello che sento, con Attraverso paludi
Ringrazio Luigi Lai per avermi concesso di pubblicare la sua opera su Verba Spinosa, permettendomi di accostare la mia prosa poetica alla sua creazione e di dare “voce” e anima al mio e al suo, anzi al nostro e vostro protagonista, il fenicottero.
Buona lettura.
Attraverso paludi
Ali di sabbia, su nel cielo.
Sogni in bianco e nero si sgretolano
– tra gli ulivi, negli stagni, e sui tetti delle Vostre case –.
Quest’assurdo vento ha travolto gigli,
piume rosate come le mie, zolle e coralli,
ha travolto Voi, illuminati e sapienti.
– Umani cari –
– cari umani –
sono qui per Voi,
Voi, che non vi sognate di smetterla
neppure per un istante di essere al centro di un buco nero.
– Io –
che attraverso paludi da una vita intera
sono qui per Voi,
per invitarvi a disegnare un mondo d’acquerelli,
per aiutarvi a ridipingere i colori dei Vostri pensieri, uno ad uno.
Che cosa Vi siete persi!
Per rincorrer chissà cosa, poi…
Per andare chissà dove.
Tornate a vivere, se potete.
A respirare, a scrivere pagine non gloriose di guerre,
a camminare tra i chiassosi boschi,
a raccogliere margherite su fiabeschi prati.
Non siate mai stanchi dei Vostri passi.
Non sia mai più debole la Vostra luce,
che ora pare più spenta che mai.
Potete salvare ancora la Vostra, la Nostra terra,
i Vostri, i Nostri mari.
Potete uscire dal letargo che Vi ha regalato il sonno
dell’eterno Ego
di giorni e di notti inanimati.
Il Pianeta aspetta sul ciglio uomini diversi,
uomini che hanno compreso il duro colpo inflitto
Vi aspetta, il Pianeta.
Siate senza sassi, senza fumo negli occhi, senza pesi sul cuore.
In mezzo alla tempesta e al forte vento, siate attenti custodi dei Vostri aquiloni.
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