Arterapia e lettura aiutano a stare meglio e a evadere da una realtà che ci sta sempre più stretta, è un dato di fatto ormai. Nel Nuovo Millennio, che sembra essere votato alla società dell’apparire, sta emergendo, seppure a fatica una controtendenza che lascia ben sperare: l’esigenza di andare alla ricerca dell’interiorità.
Il libro è protagonista di una rivoluzione, è finalmente sotto i riflettori
Non a caso, Il Salone Internazionale del Libro di Torino di quest’anno ha registrato il boom di presenze e di incassi. In pochi, editori e scrittori compresi, si aspettavano una risurrezione post-pandemia così impattante. Non possiamo che essere felici di ciò, perché il libro è uno dei mezzi più giusti per arrivare alla tanto ambita essenza delle cose e a un allargamento degli orizzonti. Qualcosa è cambiato, forse. E se anche dovesse durare poco il cambiamento, potremmo ritenerci soddisfatti di un tentativo di avvicinamento alla lettura che lascia aperte le porte della speranza.
Leggere, infatti, ci distrae meglio di una “stories instagrammabile”, ci permette di immedesimarci nei personaggi, ma anche di superare i momenti di stress che gravano sulle nostre giornate piene zeppe di impegni e di grattacapi da risolvere
Quando si parla di libri, quindi, non si dovrebbe affrontare il discorso basandosi sull’aspetto più che nobile dell’arricchimento culturale, bensì spostando l’attenzione sui benefici e sugli effetti positivi che essi producono al nostro umore. Insomma, leggere fa bene alla mente e anche allo spirito, e nonostante sia considerato “impegnativo”, ci sono sempre più persone che nei ritagli di tempo scelgono di farlo per allontanarsi da ansia e nevrosi. In questo senso la lettura può essere considerata arteterapia, una vera e propria medicina dell’anima.
Concentrarsi su un libro è una scelta che ripaga, è un’alternativa, se non l’alternativa, per prendere le distanze dalla pressione martellante dei social network
Siamo costantemente bombardati da video, immagini e notizie in pillole. Non ci si sofferma più sulle parole, sui dettagli. Il libro sta affrontando una “mission impossible” sulla carta, sta cercando di districarsi nella jungla dei messaggi digitali che non sempre siamo disposti a ricevere. È così che affiora la necessità di chiudersi nella bolla di una storia appagante e confortante di un libro. È così che cresce il desiderio di creare attorno a noi un recinto di protezione da ciò che non vorremmo sentire o vedere. Sì, perché vedere e sentire stanno invadendo anche quello spazio utile che potremmo dedicare al piacere della lettura.
È anche per questa ragione che leggere è stata definita da alcuni psicologi un’arte terapeutica che favorisce fantasia, creatività e sogni. Questi ultimi sono un’ancora di salvezza, un antidoto contro il veleno dei brutti pensieri che hanno caratterizzato gli ultimi tempi.
Questo post è nato proprio grazie alla lettura di un interessante articolo sul giornaledellalibreria.it, in cui la protagonista era la Lello e Irmão di Porto, libreria portoghese realizzata in stile Art Nouveau dall’architetto Xavier Esteves, nota per essere stata musa ispiratrice dell’ambientazione dei film di Harry Potter. I gestori, cui non mancano di certo spirito d’iniziativa e coraggio, hanno richiesto esplicitamente a un gruppo di ministri che il libro iniziasse a essere trattato come un farmaco da prescrivere.
Chissà come andrà a finire?
Un cosa è certa: i librai della Lello di Porto sono degli inguaribili ottimisti. Qualcuno penserà che abbiano letto troppi libri e visto troppi film. Beh, se così fosse, non ci sarebbe niente di male, anzi. I libri e i film non sono mai troppi. In fondo, i libri e soprattutto i film tratti da libri di successo (che sono milioni), quante volte hanno contribuito a migliorare i nostri stati d’animo? Credo non esista e non serva una cifra per rispondere questa domanda, ma un aggettivo, quello sì che esiste: infinite. Infinite volte.
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